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lunedì 3 aprile 2017

Matteo, Capitolo 6, Versetti 7-8



Pregando poi non usate molte parole come i pagani: pensano infatti di essere esauditi nella loro loquacità. Non imitateli: infatti il Padre vostro sa ciò di cui avete bisogno prima che glielo chiediate.

Agostino: Non è vero, come alcuni pensano, che si ha il pregare con molte parole se si prega a lungo. Altro è un lungo discorso, altro un effetto prolungato. […] Sia lontana dalla preghiera la molteplicità delle parole, ma non venga meno la molta orazione, se l’intenzione persevera fervente: infatti parlare molto nella preghiera è trattare una cosa necessaria con parole superflue. Pregare molto è sollecitare con la prolungata incitazione del cuore colui che interpelliamo: infatti il più delle volte ciò avviene più con i gemiti che con i discorsi, più col pianto che con l’espressione verbale.

Girolamo: Infatti il Padre vostro sa ciò di cui avete bisogno prima che glielo chiediate. Sorge qui l’eresia di certi filosofi che danno questo perverso insegnamento: se Dio sa ciò che chiediamo, e anche prima sa ciò di cui abbiamo bisogno, parliamo inutilmente a chi sa già tutto. A questi bisogna rispondere che non siamo narratori, ma mendicanti. Altro è infatti narrare a chi sa, altro chiedere a chi sa.

Agostino: Non è con le parole che noi dobbiamo sforzarci di ottenere da Dio ciò che desideriamo, ma con la rettitudine della nostra anima, la purezza dell’intenzione, l’onestà del cuore, la semplicità dell’affetto.

Agostino: La preghiera opera la conversione del nostro cuore dalla parte di Dio e, respingendo il desiderio dei beni temporali, purifica il nostro occhio interiore, e così la punta del nostro cuore resa alla sua purezza diviene capace di sopportare la pura luce, e di dimorare con essa nella gioia che è la perfezione della vita beata. 

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