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martedì 7 marzo 2017

Matteo, Capitolo 5, Versetti 27-28



Avete udito che fu detto agli antichi: <<Non commettere adulterio>>. Ma io vi dico che chiunque vede una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore.

Agostino: Cioè non andare da nessun’altra all’infuori di tua moglie. Se infatti richiedo questo dalla moglie, non vorrai renderlo alla moglie, mentre devi precedere la moglie nella virtù? Ora, è vergognoso che un uomo dica che ciò non è possibile. Ciò che fa la donna, non può farlo l’uomo? Non dire poi: non ho moglie, vado da una meretrice, e non violo questo precetto, poiché dice: Non commettere adulterio; già conosci infatti il tuo prezzo, già sai che cosa mangi, che cosa bevi. Astieniti dunque dall’adulterio. Poiché infatti con l’adulterio e gli eccessi del libertinaggio corrompi l’immagine di Dio, lo stesso Signore, che sa che cosa ti è utile, ha comandato questo, affinché per illeciti piaceri non crolli il suo tempio, che tu hai cominciato a essere.

Girolamo: Fra pathos e propathia, cioè fra passione e pro-passione, c’è questa differenza, che la passione è ritenuta un vizio mentre la pro-passione, sebbene abbia la colpa del vizio, tuttavia non è imputata a peccato. Quindi chi vede una donna, e la sua anima è sollecitata, è toccato da una pro-passione. Se poi vi acconsente, passa pro-passione alla passione, e a costui non manca la volontà di peccare, ma l’occasione. Chiunque allora vede per desiderare, cioè guarda per desiderare, ed è disposto a farlo, giustamente si dice che ha commesso adulterio nel suo cuore.

Agostino: Infatti sono tre le cose con le quali si compie il peccato, cioè la suggestione che viene o dalla memoria o dai sensi corporei: se vi è piacere, il piacere illecito va frenato; se poi c’è il consenso, vi è la pienezza del peccato. Tuttavia il piacere prima del consenso o è nullo o è tenue, e il peccato sta nell’acconsentirvi. Se poi si giunge all’azione, sembra che la concupiscenza sia saziata ed estinta. Ma in seguito, quando la suggestione si ripete, si accende un piacere maggiore, che tuttavia è ancora minore di quello che passa nell’abitudine, che è difficile vincere.

Gregorio: Colui che non si cura dei suoi sguardi cade spesso nel piacere e, stancato dai desideri, finisce con il volere ciò che all’inizio non voleva. È con forza che la carne ci trae in basso, e una volta che il cuore è stato legato all’immagine della bellezza presentata dagli occhi, è con grande pena che se ne distacca. Bisogna dunque fare in modo di non guardare ciò che non è lecito desiderare. Affinché il pensiero del nostro cuore conservi la sua purezza dobbiamo distogliere gli occhi da ogni sguardo lascivo e considerarli come coloro che portano la colpa.

Crisostomo: Se voi volete sempre tenere fissi i vostri occhi su bei volti, senza dubbio ne sarete presi, sebbene possiate sfuggire al male due o tre volte, cosa che non è impossibile alla nostra natura. Chi infatti ha acceso in sé il fuoco della concupiscenza, anche se è assente la donna che ha visto, dipinge a lungo in sé le immagini di cose turpi, e talora giunge anche di fatto all’azione cattiva. E se una si adorna e si acconcia al fine di attirare gli sguardi degli uomini, è divenuta passibile di una pena al sommo grado anche se non ha fatto del male ad alcuno con la sua bellezza: ella ha preparato il veleno e ha offerto la coppa, anche se non ha trovato nessuno che la bevesse.

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