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mercoledì 20 dicembre 2017

Matteo, Capitolo 8, Versetti 5-9



Entrato poi a Cafarnao gli si avvicinò un centurione che lo pregava dicendo: Signore, il mio servo giace in casa paralizzato e soffre terribilmente. Gli dice Gesù: Io verrò e lo curerò. E rispondendo il centurione disse: Signore, non sono degno che tu entri sotto il mio tetto, ma dì soltanto una parola e il mio servo sarà guarito.  Infatti anch'io sono un uomo costituito sotto il potere e ho sotto di me dei soldati e dico a questo: Va', ed egli va, e a un altro: Vieni, ed egli viene, e al mio servo: Fa' questo, ed egli lo fa.

Crisostomo: Questo centurione fu il primo frutto delle Genti, e di fronte alla sua fede la fede dei Giudei sembrava incredulità: egli né udì Cristo che insegnava, né vide la guarigione del lebbroso, ma saputo soltanto della salute del lebbroso, credette più di quanto aveva udito; era infatti nel mistero delle Genti future, che non avevano letto né la legge né i Profeti su Cristo, né avevano visto Cristo che compiva dei miracoli.

Crisostomo: Alcuni dicono che ha espresso questi motivi per scusarsi del fatto di non averlo portato. Infatti non era possibile portare uno indebolito, tormentato dal male e giunto all’ultimo respiro. Ma io dico invece che questo è il segno di una grande fede: poiché infatti sapeva che la sola ingiunzione bastava a guarire chi giaceva, riteneva superfluo condurlo. 

Ilario: In senso spirituale si devono vedere i Gentili come i malati di questo mondo, indeboliti per le malattie dei peccati, con le membra prive di forza da tutte le parti, incapaci di reggersi, perduti per il camminare. In mistero della loro salvezza si ritrova nella guarigione del servo del centurione, di questo centurione di cui abbiamo detto a sufficienza che era la primizia delle Genti che avrebbero creduto. 

Crisostomo: Se il Signore non avesse detto: Io verrò e lo curerò, il centurione non avrebbe risposto: non sono degno. E promise di andare poiché chiedeva per il servo, per insegnarci a non onorare i grandi e disprezzare i piccoli, ma a onorare ugualmente i poveri e i ricchi.

Agostino: Dicendosi indegno, si rese degno che il Signore entrasse non nella sua casa, ma nel suo cuore. Né avrebbe detto ciò con tanta fede e umiltà se non avesse già portato nel suo cuore colui che temeva che entrasse nella sua casa: infatti la felicità non sarebbe stata grande se Gesù fosse entrato nella sua casa ma non fosse stato nel suo cuore.

Severiano [Pietro Crisologo]: In senso mistico questo tetto è il corpo che copre l’anima e che rinchiude in sé la libertà dell’intelligenza con la visione celeste. Però Dio non disdegna di abitare nella carne, né di vivere sotto il tetto del nostro corpo.

Origine: Quando dei sacerdoti santi e graditi da Dio entrano sotto il tuo tetto, allora attraverso di essi entra il Signore: e tu pensa di ricevere il Signore stesso. E quando mangi e bevi il corpo e il sangue del Signore, allora il Signore entra nella tua casa: tu dunque umiliandoti dì: Signore, non sono degno. Dove infatti entra indegnamente, entra per il giudizio di chi lo riceve.


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