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martedì 22 agosto 2017

Matteo, Capitolo 7, Versetti 1-2



Non giudicate, e non sarete giudicati: con quel giudizio infatti con cui giudicherete sarete giudicati, e con la stessa misura con cui misurerete sarete misurati.

Crisostomo: Se proibisce di giudicare, come mai Paolo giudica Corinto colpevole di fornicazione, e Pietro accusa Anania e Saffira di menzogna? Ma alcuni spiegano questo passo nel senso che il Signore, con questo comando, non proibisce che i cristiani rimproverino gli altri per la benevolenza, ma che per la presunzione della loro giustizia i cristiani disprezzino i cristiani, odiando e disprezzando gli altri il più delle volte per soli sospetti, e mettendo in atto il loro odio sotto l’aspetto della pietà. 

Crisostomo: Per cui non ha detto: non far cessare colui che pecca, ma non giudicare, cioè non diventare un giudice amaro; correggi dunque non come un nemico che cerca la vendetta, ma come il medico che stabilisce la medicina.

Ilario: Ci impedisce di giudicare i disegni di Dio, poiché, avendo ogni giudizio umano delle basi incerte, il giudizio su Dio è pieno di dubbi. Egli vuole allontanare completamente da noi questa incertezza, per abbondonarci alla certezza della fede. Giudicare male in un’altra materia è una cosa cattiva, ma in ciò che riguarda Dio, è l’inizio di una colpa.

Agostino: Io non penso che ci sia ordinato altro in questa materia se non giudicare in bene ciò che è dubbio. Dio ci permette di giudicare ciò che non può partire da un’anima buona, come le bestemmie, gli oltraggia la pudore e altre cose simili. Quanto ai fatti dubbi che possono derivare da un’anima buona o cattiva, è temerario giudicarli, soprattutto per condannarli. Ci sono due cose da cui noi dobbiamo guardarci da ogni giudizio temerario: le azioni di cui l’intenzione è dubbia, e ciò che diverrà in avvenire una persona che ora ci sembra buona o cattiva. Non riprendiamo dunque ciò che ignoriamo con quale animo sia stato fatto, né riprendiamo ciò che è manifesto in modo da disprezzare la salvezza.

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